martedì 15 ottobre 2024

La Federazione degli Ordini dei medici da quando gli infermieri sono laureati mettono ostacoli ad ogni possibile evoluzione della professione infermieristica per arginare, con un pensiero e una visione distorta, la perdita di aree e ambiti specifici di competenza. Ma la questione probabilmente è un altra.

 La tensione tra medici e infermieri riguardo all'evoluzione della professione infermieristica spesso va oltre la semplice paura di "perdere aree e ambiti" di competenza. 

Ci sono diversi fattori che potrebbero spiegare questa "distorta" resistenza:

  • Ridefinizione dei ruoli e confini professionali: Con l'aumento delle competenze degli infermieri, specialmente quelli con laurea e master, il confine tradizionale tra ciò che è "di competenza medica" e ciò che è "di competenza infermieristica" si è sfumato. Alcuni medici percepiscono questo come una minaccia alla loro autorità o al controllo sugli atti sanitari. Tuttavia, la ridefinizione dei ruoli non significa necessariamente una riduzione della professionalità dei medici, ma piuttosto una redistribuzione delle responsabilità per una migliore efficienza nel sistema sanitario.
  • Modello gerarchico tradizionale: Il sistema sanitario è stato storicamente gerarchico, con i medici in una posizione dominante. Con il riconoscimento accademico e professionale degli infermieri, questa gerarchia viene messa in discussione. Alcuni medici sono riluttanti a perdere il controllo o a vedere modificati i rapporti di potere.
  • Economia e gestione delle risorse: L'espansione delle competenze infermieristiche ha implicazioni economiche e organizzative. Delegare più compiti agli infermieri ridurrebbe il carico di lavoro dei medici, ma anche cambiare il modo in cui le risorse sanitarie vengono allocate. Questo può creare conflitti d'interesse tra diverse categorie professionali.
  • Cultura professionale e riconoscimento: Esiste una resistenza culturale al cambiamento. Molti medici sono stati formati in un sistema che attribuisce all'infermiere un ruolo di assistenza e non di decisione clinica autonoma. Il riconoscimento di nuove competenze infermieristiche è percepito come una minaccia al prestigio o all'autorità medica.
  • Preoccupazioni per la qualità dell'assistenza: Alcuni medici esprimono preoccupazioni ingiustificate riguardo la qualità dell'assistenza fornita da infermieri con compiti ampliati, temendo che la formazione degli infermieri, seppur approfondita, non sia, e non lo sarà mai, comparabile a quella medica.

In realtà, però, l'evoluzione della professione infermieristica porterebbe a una maggiore collaborazione tra le figure sanitarie, ottimizzando i risultati clinici e migliorando l'efficienza del sistema sanitario nel suo complesso. La resistenza è legata più a problemi culturali e organizzativi che a reali questioni di competenza o capacità.

3 nuove lauree specialistiche magistrali infermieristiche in "Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali e Cure Intensive e nell’Emergenza" mentre la legge 43 del 2006, che prevedeva il riconoscimento degli specialisti infermieri, non è stata mai attuata. Che senso ha?

Bisogna necessariamente sollevare la questione! 

La Legge 43 del 2006, che doveva regolare le specializzazioni infermieristiche in Italia, ha creato aspettative per un percorso strutturato di crescita professionale e riconoscimento di specialisti nel settore infermieristico. Tuttavia, molti lamentano che, nonostante la legge, non ci sia stata mai un'effettiva implementazione a livello pratico per quanto riguarda la creazione di figure specializzate con competenze e riconoscimenti specifici, come previsto.

L'introduzione di queste nuove lauree magistrali in Cure Primarie e Sanità Pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali e Cure Intensive e nell’Emergenza sembra una mossa volta a colmare alcune delle lacune in termini di formazione avanzata. 

Ma senza un riconoscimento normativo e professionale adeguato delle competenze specialistiche, queste nuove lauree potrebbero rischiare di aggiungere ulteriori qualifiche senza che vi sia un effettivo riscontro nella carriera lavorativa. O peggio, la creazione di un altro business formativo  Universitario con un oneroso esborso economico per una Professione con gli stipendi più bassi d' Europa!

Il problema resta legato all'integrazione tra l'istruzione e il sistema sanitario, che deve evolversi per riconoscere e sfruttare al meglio le competenze avanzate degli infermieri specializzati già presenti e in forza lavoro nel SSN. Ma l'assenza di percorsi chiari, o volutamente ombrosi, per il riconoscimento di queste figure professionali rende l'intera questione controversa, sollevando dubbi sul senso di ampliare l'offerta formativa senza una reale integrazione a livello lavorativo.

Sarebbe necessario un passo avanti concreto per garantire che  gli infermieri specialisti vengano adeguatamente riconosciuti e valorizzati, applicando la Legge 43 del 2006,  e che queste "nuove lauree", in questo momento assolutamente inutili,  abbiano un impatto valorizzante di un SSN ripensato, riqualificato e a misura di Paziente!